La storia dell’arte spesso è stata ingrata con le donne relegandole a sole muse ispiratrici, oggetti da ritrarre e da cui farsi ispirare. In un testo di Storia dell’Arte sino a 30 anni fa, se scorriamo l’indice degli artisti, non figurava alcuna pittrice.
Storiografia a parte: ma quante sono davvero le donne pittrici protagoniste nascoste nell’arte?
Anche se in numero minore per consuetudine, sono in realtà moltissime. La problematica culturale che rendeva impossibile affermarsi si registrò, ad onore del vero, in molteplici discipline quali la letteratura, la politica, la medicina e la scienza e liberò solo quelle che avevano una posizione sociale più elevata.
Le donne nell’arte: l’approdo nel panorama artistico
Nella storia dell’arte la donna pittrice, scultrice, artista ha vagato solitaria nell’oblio mentre la si rappresentava come modella sulle tele in modo stereotipato. Oggetto angelico o demoniaco e cliché sino agli anni ’30 del ‘900.
Solo a partire dagli anni ’60 del ‘900, a seguito della contestazione femminile, delle rivolte per il voto delle Suffragette, nell’arte si sviluppò un movimento di emancipazione e liberazione che ha sprigionato non solo il potenziale di molte artiste e fotografe ma anche rispolverato le antiche eroine.
Fu in quegli anni che venne riportata alla luce la smania creativa della caravaggesca Artemisia Gentileschi accanto a pittrici più moderne come Valadon o Kahlo.
In questo primo germogliare della figura femminile però vi è da dire che la storiografia si è occupata delle donne nell’arte diversamente da come lo farebbe con un uomo pittore.
Un eccelso lavoro femminile è sempre qualcosa di straordinario e mai alla stregua di quello maschile, una sorta di eccezione alla regola, la donna pittrice è raccontata come portatrice di talenti miracolosi e inconsueti.
Oggi fortunatamente le cose sono migliorate, quanto a diffusione della pittura femminile, anche se spesso permane nella percezione comune che la donna sia un fenomeno in quanto pittrice. Infischiamocene e scopriamo ora le più amate donne nell’arte di tutti i tempi.
Le donne nell’arte: Gentileschi e Morisot
Artemisia Gentileschi oggi è tra le rare donne ad essere presente da 30 anni sulle enciclopedie artistiche. Distintasi per le sue abilità con la pittura di luce, teatrale e d’impatto alla maniera caravaggesca Artemisia Gentileschi, in un’Italia arretrata del 17° secolo, fu ammessa alla prestigiosa Accademia del disegno fiorentina. La sua non fu una vita artistica semplice, dato che a soli11 anni rimase orfana di madre e poi a 19 anni subì violenza da Agostino Tassi suo magister di prospettiva. La sua determinazione la spinse a denunciare l’accaduto come mai prima era successo, ruppe il silenzio e gli schemi.
Berthe Morisot compare all’interno dei racconti di tardo ‘800 in quanto “donna degli impressionisti”, musa ispiratrice ma mai come pittrice impressionista. All’epoca poco piacque la sua lettura leggiadra degli spazi, le sue scene intime furono ritenute troppo femminili e delicate. Se la si mette a confronto con Renoir o Degas sostanzialmente non vi è alcuna differenza nella narrazione.
Frida Kahlo e Susanne Valadon
Frida Kahlo è divenuta un’icona pop e femminista negli ultimi anni, in modo superficiale ci si concentra sulle sue sofferenze, sul rapporto malato con il suo compagno ma mai sul suo grande talento. La sua arte è nuova, drammatica e scioccante e si ribella alla demagogia del suo paese natio e di suo marito, anch’egli pittore, Diego Rivera all’epoca molto più noto di lei.
Susanne Valadon, fu ancora più sfortunata nelle sue origini, figlia di una famiglia molto povera fece di tutto per apprendere l’arte pittorica vivendo una vita da vera bohemiénne, aperta alla vita e spregiudicata e si trasformò da modella in pittrice. Meravigliosi i suoi ritratti oggi vengono battuti all’asta per cifre astronomiche.
La vita di queste artiste è stata molto complessa e difficile perché in continua lotta con il maschilismo, i pregiudizi, la difficoltà a disporre di materiali, aule e modelli maschili nudi.
Per fortuna oggi grandi passi avanti sono stati compiuti per restituirle alla storiografia artistica e includerle in una storia dell’arte con la A maiuscola non più di nicchia. Tra qualche decennio forse, si guarderà alle loro opere con occhi totalmente liberi. Ce lo auguriamo.
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