Se consideriamo la pittura antica come il continuo tentativo degli artisti di individuare un modo per imitare la realtà, è essenziale approfondire quanto la fotografia sia intervenuta poi nell’arte determinando un cambiamento senza eguali.
Il consueto tentativo della pittura occidentale di “imitare la realtà” è convenzionalmente riconosciuto nel momento in cui Giotto inizia a riproporre la profondità degli spazi e delle azioni umane più semplici all’interno delle superfici piane.
Questa creazione dello spazio tridimensionale, del realismo d’insieme che fa esclamare quanto sembri vero un luogo dipinto, determina una rottura rispetto al passato, innovazione ripetuta per ben cinque secoli da qualsiasi pittore.
Per spezzare questa consuetudine accademica si dovrà aspettare il 1827, anno in cui Joseph Nicéphore Niépce riuscirà ad ottenere la prima immagine delineata dalla luce.
Pochi anni dopo Louis Daguerre inventò il primo processo fotografico da qui il nome “dagherrotipo” e con Talbot si giunse alla riproduzione delle immagini con il procedimento negativo-positivo che conosciamo oggi.
Tra gli artisti fu subito grande subbuglio, chi intuì il forte potenziale della fotografia si sentì anche turbato: il monopolio della riproduzione dell’immagine era terminato.
Arte e fotografia: gli esordi dell’innovazione nell’immagine
Dal momento in cui nacque la fotografia, quel Lunedì 19 agosto 1839, il mondo dell’immagine non fu più lo stesso.
Le reazioni tra gli artisti e gli intellettuali furono le più disparate, ma possiamo suddividerle in due grandi filoni.
Vi furono delle fazioni più tradizionaliste che guardarono alla fotografia un po’ come un fuoco di paglia destinato a sparire ma che sentivano fortemente la sua minacciosità. Gran parte di questi si scagliarono difatti contro questo nuovo modo di riproporre la realtà criticandone proprio la sua meccanicità, l’assoluta aberrazione del gesto creativo. Con la fotografia sarebbe terminata la creatività del racconto artistico e azzerata ogni sensibilità dell’artista.
Per fortuna vi furono anche pareri a favore del nuovo mezzo comunicativo, gran parte di questi furono gruppi di giovani pittori di grande talento che amarono confrontarsi con essa senza timore.
La fotografia fu per essi finalmente lo strumento potente per indagare con rapidità il mondo e raccontarlo oltre che supporto per il proprio lavoro pittorico. Da quel momento, eseguire un ritratto o una veduta paesaggistica divenne più semplice, niente più andirivieni dai luoghi e lunghi tempi di posa per i modelli. Abbattimento dei costi per gli artisti ma anche possibilità di realizzare più opere parallelamente guadagnando di più.
La fotografia e la storia dell’arte: la nuova percezione della realtà
Dalla sua nascita la fotografia dimostrò subito di riuscire a restituire dei particolari che l’occhio umano non riusciva a percepire o a ricordare. Per tale motivo fu accolta con odio e forte scetticismo dagli intellettuali accademici: il pittore Delaroche affermò con catastrofismo “da oggi la pittura è morta”.
Con il tempo invece gli artisti iniziarono a servirsene sempre più, tra i primi a sperimentarla vi sono gli impressionisti che la usarono per fissare quando impossibilitati le impressioni istantanee e poi riportarle in pittura attraverso il colore.
Essendo pittori di luce perché non approfittare di un aggeggio che li aiutava a catturarla in modo impeccabile?
La massima vicinanza tra fotografia e impressionisti fu resa ancora più manifesta quando nel 1874 il famigerato fotografo Nadar ospitò proprio presso il suo studio la loro prima mostra, loro ritenuti troppo “moderni” nel Salòn di Parigi furono accolti da un innovatore e fotografo.
In seguito anche Picasso nel suo periodo cubista più puro si servì della fotografia impiegandola per studiare le superfici e distorcerle. Lui stesso amò molto cimentarsi come fotografo realizzando foto distorte con il grandangolo per raccontare a suo modo la realtà. Ricordiamo che Picasso fu anche il primo a impiegare nei suoi collage su tela pezzi di fotografia.
Come la fotografia ha cambiato il mondo moderno?
Di certo possiamo affermare che la nascita della fotografia, all’inizio non molto compresa, col tempo assunse anche il ruolo di affrancare la pittura dal solo racconto della realtà circostante. Gli stessi artisti, sapendo che ormai vi era lo scatto fotografico a narrare i fatti, si dedicarono a racconti più creativi e probabilmente fu proprio questo che fece nascere le prime avanguardie pittoriche.
Tra le prime il futurismo, l’espressionismo, il dadaismo oltre che il già mensionato cubismo.
Non è un caso che nel 1910 l’astrattista Kandinskij dipinse il primo acquarello astratto dicendo di non sentirsi più obbligato a riprodurre la realtà ma solo le sue emozioni.
E tu, cosa ami del procedimento fotografico? Raccontare la realtà concreta o creare immagini altamente suggestive dal significato altro?
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